IL GALEONE

Deriva dalla poesia “Schiavi” di Belgrado Pedrini, anarchico e antifascista, scritta nel carcere di Fossombrone nel 1967 dove è incarcerato dal giorno della liberazione (1945).
Pedrini (Carrara 1913 – 1979) durante il fascismo fa parte di un gruppo armato che conduce la lotta clandestina ancor prima dell’8 settembre; arrestato una prima volta nel 1942 viene liberato dai partigiani anarchici della formazione “Elio” nel giugno 1944, si unisce alla formazione e combatte fino alla liberazione. viene nuovamente arrestato nel 1945 per “delitti” commessi durante la lotta armata prima del 1942 e condannato all’ergastolo, pena che viene poi commutata in anni trenta di prigione. 

Il testo è stato musicato da Paola Nicolazzi nel 1974, nel corso della campagna per la liberazione di Belgrado Pedrini, poiché alla precedente pena ne viene aggiunta un’altra di tre anni per un tentativo di evasione. 
“Il galeone”, pur senza indicazioni di titolo, viene per la prima volta pubblicato sul giornale anarchico di Carrara “Presenza anarchica” nel 1974, e viene inciso  solo nel 1978 per il disco antologico “Quella sera a Milano era caldo”.


Il Galeone


Siamo la ciurma anemica di una galera infame
su cui ratta la morte miete per lenta fame.

Mai orizzonti limpidi schiude la nostra aurora
e sulla tolda squallida urla la scolta ognora.

I nostri dì s’involano tra fetide carene
siam magri smunti schiavi stretti in ferro catene.

Nessun nocchiero ardito sfida dei venti l’ira?
Pur sulla nave muta l’etere ognun sospira.

Sorge sul mar la luna ruotan le stelle in cielo
ma sulle nostre luci steso è un funereo velo!

Torme di schiavi adusti chini a gemer sul remo
spezziam queste catene o chini a remar morremo!
Remiam finché la nave si schianti sui frangenti
alte le rossonere fra il sibilar dei venti!

Cos’è gementi schiavi questo remar remare?
Meglio morir tra i flutti nel biancheggiar del mare.

E sia pietosa coltrice l’onda spumosa e ria
ma sorga un dì sui martiri il sol dell’Anarchia.

Falci del messidoro spighe ondeggianti al vento
voi siate i nostri labari nell’epico cimento.

Su schiavi all’armi, all’armi! L’onda gorgoglia e sale
tuoni baleni e fulmini sul galeon fatale.

Su schiavi all’armi, all’armi! Pugnam col braccio forte!
Giuriam, giuriam giustizia! O libertà o morte!

BilerChildrenLeg og SpilAutobranchen