INNO DEL PRIMO MAGGIO

La versione che cantiamo è musicata da Fabio Foka Rossi.

INNO DEL PRIMO MAGGIO

 

La versione che cantiamo è musicata da Fabio Foka Rossi.
Durante il periodo di detenzione preventiva per l'avvicinarsi del primo maggio del 1892, nel carcere di S. Vittore a Milano Pietro Gori scrive il bozzetto drammatico in un atto dal titolo “Primo maggio”. alla fine del prologo, un coro intona l'”Inno del primo maggio” sull'aria del coro del “Va pensiero” del maestro Giuseppe Verdi: è questo il canto che sarà conosciuto in tutto il mondo e inserito in tutti i canzo­nieri, non solo anarchici ma anche socialisti e comunisti.
Il bozzetto riscuote al tempo molto successo, viene rappresentato nelle principali città del nord-america tra il 1895 e il 1896, periodo in cui l'autore vi si reca in uno dei suoi viaggi.
Da allora, l’inno si diffonde in Italia e nei gruppi anarchici sparsi in tutti i luoghi dell'emigrazione.
Ricorda Pietro Gori nel marzo 1896 (periodo in cui si trova a Kansas City), nella prefazione in occasio­ne della ristampa del bozzetto dedicato "Ai compagni italiani del nord America": “(…)questo bozzetto, perpetrato per ingannare la solitudine durante una delle molteplici prigio­nie preventive da me subite all'avvicinarsi del mese sobillatore degli animi e delle cose, restò poi dimenticato fra i molti scartafacci recanti l'inutile frutto de le ore perdute. venuto con me, non so come, in America, furono i compagni filodrammatici di Paterson che lo esumarono; ed al delitto d'au­tore vollero che aggiungessi quello d'attore. d'allora in poi, da Boston a barre, da Barre a Chicago, e via via fino a S. Francisco di California, e viceversa per gli stati uniti del sud - quasi a simboleg­giare il mio pellegrinaggio di propaganda nel nord america - i compagni delle diverse città volle­ro rivedere sulla scena lo straniero misterioso che viaggia verso la parte donde si leva il sole. il successo di simpatia che accompagnò il mio lavoruccio in tutte queste improvvisate rap­presentazioni - e soprattutto le calorose accoglienze fattegli a New York, quando vi fu rappresen­tato da Jacopo Paolini - non bastano certo a giustificarlo ai miei occhi come sintesi degna della gi­gantesca idea che lo ispira…".
La prima notizia rintracciata di "una rappresentazione italiana del primo maggio risale al  1897, a Torino, alla barriera di lanzo. Il bozzetto divenne cosi uno dei punti fermi del reperto­rio teatrale del primo maggio, mentre l’inno oltre a trovare larga accoglienza nella stampa, accompagnò per trent'anni le manifestazioni operaie, a gara con l’inno dei lavoratori di Filippo Turati".
Il primo maggio diventa una data importante nella storia del movimento internazionale di eman­cipazione sociale e vuole ricordare gli anarchici impiccati in seguito all'agitazione per la riduzio­ne dell'orario di lavoro a otto ore giornaliere promossa a Chicago il primo maggio 1886. nel luglio 1889 il congresso costitutivo della seconda internazionale socialista decide di organizzare per il primo maggio di ogni anno una grande manifestazione internazionale per ricordare i "Martiri di Chicago" e per proseguire la lotta contro il capitalismo per la riduzione generalizzata a otto ore del­la giornata lavorativa. i cinque organizzatori del movimento di lotta dei lavoratori sono:
Louis Lingg, August V. T. Spies, George Engel, Adolphe Fischer, Albert Parson. queste le loro dichiarazioni al pro­cesso dopo il verdetto di condanna all'impiccagione:
Louis Lingg: "voi mi condannate perché sono anarchico, lo vi ripeto che sono nemico del vostro ordine e che finché avrò un alito di vita io vi combatterò. lo disprezzo voi, disprezzo il vostro ordine, disprezzo le vostre leggi, disprezzo la vostra autorità. se voi usate i cannoni con­tro di noi, noi useremo la dinamite contro di voi".
August V. T. Spies: "la mia difesa è la vostra accusa. il delitto che mi si imputa, la vostra sto­ria. voi violate la legge fino a commettere un assassinio organizzato. se voi credete che impiccan­do noi arrestate il movimento ascensionale della classe lavoratrice, quel movimento dal quale i milioni che vivono nella miseria, nella schiavitù del salario attendono la loro emancipazione ebbene im­piccateci."
George Engel: "noi dobbiamo penzolare dalla forca perché ci siamo ribellati alla schiavitù. in questa libera repubblica colui che oggi parla in nome e nell'interesse della classe lavoratrice deve essere impiccato. il mio più grande desiderio è che i lavoratori salariati possano riconoscere ovunque chi sono i loro amici e chi i loro nemici."
Adolphe Fischer: "ii verdetto pronunciato dai giurati è diretto contro l'anarchia. credete voi che uccidendo noi uccidete l'anarchia? vi sbagliate grossolanamente, perché gli anarchici amano più i loro princìpi che la loro vita.
Se io devo essere impiccato per le mie idee anarchiche, per il mio amore alla libertà e all’umanità, allora io vi grido: disponete della mia vita!"
Albert Parson: "noi siamo condannati come anarchici e io sono orgoglioso di essere anarchico. voi credete, signori, che allorquando i nostri cadaveri penderanno dalla forca tutto sarà finito? voi credete che la guerra sociale finirà quando voi ci avrete selvaggiamente strangolati? al di sopra del vostro verdetto vi è quello del popolo americano e di tutto il mondo che condannerà la vo­stra ingiustizia."
Nell'aprile del 1892 un'ondata di arresti si abbatte sui socialisti anarchici di Torino. lo stes­so provvedimento si ripeterà due anni dopo, colpendo in parte gli stessi incriminati del 1892. Sicuramente sono fatti addebitabili alla politica interna anche se è generalizzato il panico per un sus­seguirsi di attentati in Francia: l'azione repressiva dello stato tende a voler ricercare un grosso com­plotto anarchico a dimensioni internazionali.
Tuttavia i numerosi arresti del 1892 e del 1894, in lar­ga misura contro i membri della camera del lavoro di Torino, avvengono in momenti di particola­ri tensioni sociali: l'avvicinarsi del primo maggio e durante le agitazioni promosse in Sicilia dai fa­sci dei lavoratori, che si estendono in Lunigiana e in numerose città della penisola. l'obiettivo è quel­lo di voler mettere mano su una grossa centrale anarchica, inscenarvi un processo che provochi nel­l’opinione pubblica una forte ostilità nei confronti dell'anarchismo e, infine, fare piazza pulita di una forza politica radicata sulla scena sociale. ma l'obiettivo dello stato va in fumo e le due operazio­ni si risolvono in una requisizione di stampa anarchica e di documenti tra i quali troviamo due para­frasi di addio, Mia bella, addio! e Fratelli d'Italia. eccole:

Addio, mia bella, addio!

 

Fratelli d'Italia

 

Addio, mia bella, addio!  Fratelli d'Italia
l’armata deve andar, l’Italia si è desta
m'imbarco per Sicilia  ai morti di fame
la plebe a massacrar. tagliamo la testa,
La bandiera ha tre colori I nostri fratelli
sempre è stata la più bella. domandan mercè
difendiamo sotto quella  scanniamoli tutti
dei signori la proprietà. nel nome del re.
Noi marciamo contro i fratelli  
le sorelle ed i genitor:  
affiliamo le nostre spade  
contro i figli del lavor.  

Inno del Primo Maggio

Vieni o maggio t’aspettan le genti
ti salutano i liberi cuori
dolce pasqua dei lavoratori
vieni e splendi alla gloria del sol.

Squilli un inno di alate speranze
al gran verde che il frutto matura
e la vasta ideal fioritura
in cui freme il lucente avvenir.

Disertate falangi di schiavi
dai cantieri da l’arse officine
via dai campi su da le marine
tregua, tregua all’eterno sudor.

Innalziamo le mani incallite
e sia fascio di forze fecondo
noi vogliamo redimere il mondo
dai tiranni de l’ozio e dell’or.

Giovinezze dolori ideali
primavere dal fascino arcano
verde maggio del genere umano
date ai petti il coraggio e la fé.

Date fiori ai ribelli caduti
collo sguardo rivolto all’aurora
al gagliardo che lotta e lavora
al veggente poeta che muor

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