A LAS BARRICADAS/WARSZAWIANKA

La “Varsovienne”, ovvero la “Warszawianka”, ovvero “A las barricadas”… La storia di questo canto rivoluzionario caro a tutti coloro che in Europa hanno lottato contro l’oppressione (zarista, borghese, franchista..) è assai complessa, probabilmente una delle più difficili, singolari e belle da seguire in assoluto.
Nel 1879, un poeta proletario polacco, Wacław Święcicki (1848-1900), viene arrestato e incarcerato nel decimo padiglione della cittadella di Varsavia per sedizione e attività socialista dalle autorità russe; in carcere, ispirandosi idealmente alla “Warszawianka” del 1831 e adattando il testo ad una melodia popolare, scrive un canto che anche nel titolo vuole rifarsi al suo precedente. Si tratta di un testo ispirato dai nuovi ideali sorti con la Comune di Parigi, e la canzone diviene parte stabile del movimento proletario polacco. È la cosiddetta “Warszawianka 1905 roku” ("La varsaviese del 1905"), così detta perché, proprio nel 1905, fu una sorta di inno della prima rivoluzione russa (sebbene fosse stata composta molti anni prima), e perché proprio nel 1905 fu eseguita per la prima volta in pubblico durante le manifestazioni del Primo maggio a Varsavia in occasione della rivoluzione antirussa del 1905-07; ma in realtà era stata stampata per la prima volta il 15 settembre 1883 ed eseguita per la prima volta in pubblico il 2 marzo 1885.
Questo perché, circolando, era divenuta famosa proprio in Russia, ovvero nel paese che stava opprimendo la Polonia. nel 1897, il giovanissimo poeta rivoluzionario Gleb Maksimilianovič Kržižanovskij [глеб mаксимилианович kржижановский], amico di Lenin, trovandosi imprigionato alla Butyrka (la prigione moscovita zarista) per aver fondato, proprio assieme a Lenin, l'unione di lotta per l'emancipazione della classe operaia (1895), ne aveva eseguito una traduzione russa perfettamente adattata alla melodia popolare (forse proprio di origine russa) : è la  “Bаршавянка”  (Varšavjanka). Kržižanovskij era peraltro di origine polacca: il vero nome di famiglia era Krzyżanowski, e sarebbe divenuto un importantissimo economista nella futura URSS. Scritta in galera, e tradotta per la prima volta in galera, in breve la Varšavjanka, così come a suo tempo l’originale polacco, diviene il principale canto contro la tirannia zarista, il vero canto internazionale degli oppressi. tra il 1905, l’anno della prima rivoluzione russa schiacciata dal regime (di cui, come detto, fu in pratica l'"inno"), e il 1917, l’anno del trionfo della rivoluzione d’ottobre, la Varšavjanka viene talmente identificato con la ribellione contro il regime degli zar, da essere tout court considerata un canto popolare russo. Dopo la vittoria della Rivoluzione d’ottobre, diviene parte stabile del repertorio musicale del partito comunista e anche dell'armata rossa.
In questa veste, la Warszawianka/Varšavjanka comincia ad essere cantata (e tradotta) un po’ in tutte le lingue europee; ad esempio, notissima è la traduzione tedesca (“Die warschawjanka”). già dagli anni '20 circola in Francia una versione francese, la “Varsovienne”, adattata alle contingenze di lotta del momento e con tutta probabilità filiazione diretta della versione russa. Nel 1933, nel supplemento alla rivista anarchica barcellonese “Tierra y libertad”, il giovane teorico dell'anarcosindacalismo Valeriano Orobón Fernández  (1901-1936) ne scrive una versione spagnola (o meglio, una riscrittura totale adattata alla musica originale), arrangiata dal musicista Angel Miret: la intitola “¡Marcha triunfal!”, con il sottotitolo con cui adesso è esclusivamente conosciuta: “¡A las barricadas!”. il canto (di cui viene eseguita immediatamente una versione parallela in lingua catalana, diventa quasi subito un inno dell’anarco sindacalismo spagnolo, ed è naturale che, allo scoppio della guerra civile spagnola, diventi una delle sue principali canzoni di lotta in un momento in cui alle barricate si viene chiamati per davvero (lo stesso Orobón Fernández morirà a Madrid all'inizio della guerra). Nella prima pubblicazione su Tierra y Libertad, si avvertiva che il canto era stato portato in Spagna da alcuni anarcosindacalisti tedeschi; e sostituì il tradizionale canto sindacalista rivoluzionario spagnolo, Hijos del pueblo (che però continuò ad essere cantato dagli anarchici). dalla versione tedesca, quella spagnola riprende direttamente l'immagine delle barricate. la storia della Warszawianka del 1905 non è finita qui; restano da raccontare un altro paio di cose. Probabilmente per il fatto che nella resistenza francese, durante l’occupazione nazista e il governo di Vichy, agirono diversi esuli spagnoli, “¡A las barricadas!” divenne popolarissima (come una specie di “cavallo di ritorno”), riportando persino in auge anche il lontanissimo predecessore francese di Casimir François Delavigne. fu così che, dopo la guerra, la musica del canto fu adottata persino dal primo reggimento di Ussari paracadutisti di stanza a Tarbes, nei Pirenei (la città dov’è nato Gilles Servat). Il canto si intitola Les Hussards de Berchény, e, come da "buona" tradizione paracadutistica, è schifosamente fascista, con tanto di riferimento diretto alle "gloriose imprese" in Algeria. Con questo si rinnova il fatto consueto dell'appropriazione, da parte dei fascisti, di cose che non appartengono loro minimamente. Nella DDR, fu preparata una diversa traduzione tedesca che fu usata come comune marcia militare nell'esercito popolare (volksarmee); una versione inglese con testo differente fu scritta da Paul Robeson, ma non ebbe mai grande popolarità.
Una riscrittura della “Warszawianka”, o meglio di “A las barricadas”, divenne anche l'inno di Potere operaio. Fu eseguita per la prima volta da Oreste Scalzone. nello stesso tempo è anche rimasto l'inno della Confederacion Nacional del Trabajo (CNT sindacato di ispirazione anarchica spagnola), a cui si fa riferimento anche nell'ultimo verso (per il trionfo della confederazione!). sulla rivoluzione spagnola riportiamo una testimonianza di Carlo Rosselli: “(…)è nato un nuovo mondo. sono stato 75 giorni al fronte e in trincea con gli anarchici. li ammiro. gli anarchici catalani sono una delle avanguardie eroiche della rivoluzione occidentale. È nato con essi un nuovo mondo che è bello servire. rivoluzionari dottrinari, riformisti della lettera, Uomini della II e III Internazionale, governanti di Madrid, che storcete la bocca quando si parla dell’anarchismo catalano, ricordatevi: il 19 – 20 luglio a Barcellona uno dei migliori generali della Spagna, Goded, aveva preparato scientificamente l’assassinio della Catalogna. Quarantamila uomini della guarnigione occupano di sorpresa i punti strategici. Barcellona è teoricamente caduta. ma a Barcellona è la C.N.T., sono migliaia di operai rivoluzionari, di capo giovani e volitivi, ai quali si è insegnato che la rivoluzione non è opera né della storia, né dell’economia, né di un partito, né di un comitato: è opera del singolo, che porta in sé tutte le possibilità dell’avvenire. In un attimo questi operai, questi uomini ammaestrati dalla lezione dell’aprile ’31 e soprattutto dell’ottobre ’34, si gettano nella mischia: attaccano le mitragliatrici, i cannoni con misere rivoltelle, coltelli, camions. In poche ore il fascismo feudale è spezzato…”.

A las barricadas

Negras tormentas agitan los aires
nubes oscuras nos impiden ver
Aunque nos espere el dolor y la muerte
contra el enemigo nos llama el deber.

El bien más preciado 
es la libertadhay que defenderla
con fe y con valor.

Alta la bandera revolucionaria
que del trionfo sin cesar nos lleva en pos.

Alta la bandera revolucionaria
que del trionfo sin cesar nos lleva en pos.

En pie el pueblo obrero a la batalla
hay que derrocar a la reacción
¡A las Barricadas!¡A las Barricadas!
por el triunfo de la Confederación.
¡A las Barricadas!¡A las Barricadas!
por el triunfo de la Confederación.

En pie el pueblo obrero a la batalla
hay que derrocar a la reacción
¡A las Barricadas!¡A las Barricadas!
por el triunfo de la Confederación.
¡A las Barricadas!¡A las Barricadas!
por el triunfo de la Confederación.
Alle barricate
Dell’orizzonte sociale alle porte
bussa il ciclone del dritto e del ver,
là dove ci aspetta il dolore e la morte
contro il nemico ci spinge il dover

il più bel tesoro
è la libertà.
dobbiamo propugnarla
con dignità.

alta la bandiera
fiamma rosso nera
che del trionfo al limitar ci condurrà.

Su, santa canaglia
alla battaglia
per la distruzione della reazion.

alle barricate!
alle barricate!
per il trionfo della gran rivoluzion!

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