SANTE CASERIO

Sono diversi i canti che si riferiscono alla figura di Sante Jeronimo Caserio, ghigliottinato a Lione per aver pugnalato il presidente della repubblica francese Sadi Carnot. Sante Caserio, il più noto, è stato scritto nel 1894 da Pietro Gori, con testo musicale attribuito ad A. Capponi anche se altre fonti lo indicano sull’aria della canzone popolare toscana “Suona la mezzanotte”. in questa versione la musica è di Fabio Foka Rossi.

Caserio nasce a Motta Visconti (Milano) nel 1873 da poverissima famiglia di contadini. trasferitosi a Milano entra in contatto con gli ambienti anarchici diventando attivissimo nella propaganda e nella organizzazione. arrestato durante una manifestazione, viene schedato come sovversivo e condannato a 8 mesi di reclusione; costretto ad emigrare “clandestinamente”, prima in Svizzera e poi in Francia, in ambedue i paesi sempre a contatto col movimento anarchico. Si reca a Lione il 24 giugno 1894 dove il presidente francese Sadi Carnot è in visita e con un pugnale lo uccide. 

Attorno al gesto di Caserio le autorità francesi tentano di costruire un complotto anarchico, ma caserio dichiara sempre di aver agito da solo, per vendicare l’anarchico francese August de Vaian, precedentemente ghigliottinato, con un atto dettato dall’amarezza per le misere condizioni di vita in cui il popolo è costretto a vivere.


Sante Caserio

Lavoratori a voi diretto è il canto
di questa mia canzon che sa di pianto
e che ricorda un baldo giovin forte
che per amor di voi sfidò la morte.
A te, Caserio, ardea nella pupilla
de le vendette umane la scintilla,
ed alla plebe che lavora e geme
donasti ogni tuo affetto, ogni tua speme.

Eri nello splendore della vita,
e non vedesti che notte infinita;
la notte dei dolori e della fame,
che incombe sull'immenso uman carname.
E ti levasti in atto di dolore,
d'ignoti strazi altero vendicatore;
e t'avventasti, tu si buono e mite,
a scuoter l'alme schiave ed avvilite.

Tremarono i potenti all'atto fiero,
e nuove insidie tesero al pensiero;
e il popolo cui l'anima donasti
non ti comprese, e pur tu non piegasti.
E i tuoi vent'anni, una feral mattina
gettasti al mondo dalla ghigliottina,
al mondo villa tua grand'alma pia,
alto gridando: «Viva l'Anarchia!».

Ma il dì s'appressa, o bel ghigliottinato,
che il tuo nome verrà purificato,
quando sacre saranno le vite umane
e diritto d'ognun la scienza e il pane.
Dormi, Caserio, entro la fredda terra
donde ruggire udrai la final guerra,
la gran battaglia contro gli oppressori
la pugna tra sfruttati e sfruttatori.

Voi che la vita e l'avvenir fatale
offriste su l'altar dell'ideale
o falangi di morti sul lavoro,
vittime de l'altrui ozio e dell'oro,
martiri ignoti o schiera benedetta,
già spunta il giorno della gran vendetta,
de la giustizia già si leva il sole;
il popolo tiranni più non vuole.

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